“Di intimo trovai soltanto un paio di parigine ma non mi dispiacque perché lasciavano scoperte le mie cosce stupendamente depilate e lisce…”
Gli indumenti che l’ex ragazza di Franco aveva lasciato
da lui non erano molti ma per me erano più che sufficienti. E molto provocanti devo riconoscere. Doveva essere una bella porcellina.
Trovai una minigonna jeans cortissima, diciamo “a giro fica”, una t-shirt nera con una sola bretellina, molto scollata dietro e due paia di scarpe con tacco altissimo. Fortunatamente la ragazza calzava il 39 così, anche se un po’ strettine, riuscii ad infilare i miei “piedini” in quelle scarpe. Di intimo trovai soltanto un paio di parigine ma non mi dispiacque perché lasciavano scoperte le mie cosce stupendamente depilate e lisce. Lasciai il mio perizoma ovviamente.
Mi guardai nello specchio dell’armadio, i miei riccioli neri facevano un effetto meraviglioso su quel corpo ora più che mai femmineo. Peccato non avert trovato trucchi, un filo di rossetto chiaro non mi sarebbe dispiaciuto. Ero abituata a camminare con tacchi vertiginosi perché a casa ogni volta che mi trovavo sola lo facevo per ore, quindi la mia andatura era perfettamente femminile, così con il cuore in gola ed una tempesta inguinale mi avviai verso la porta e l’aprii andando verso l’incognita, ma anche il desiderio folle, di un rapporto sessuale finalmente consenziente.
Franco era lì con uno sguardo attonito. “Sei fantastica! Una creatura da paradiso” disse (era proprio quello che speravo di sentir dire). Io sorrisi e dissi “Ma dai, esagerato” (che bugiarda spudorata!). “Non offri nulla alla tua donna?” scherzai “Ma certo tesoro, cosa vuoi? Una cosa analcolica o una birra?”, “Una birra andrà bene”. Si alzò ed andò verso la cucina. Tornò con due bicchieri di birra e mi trovò seduta sul divano con le gambe accavallate.
Immaginavo di essere una visione da sballo per un maschio eccitato. Si sedette vicino a me. Sentivo l’adrenalina schizzarmi da tutti i pori. Bevemmo con calma chiacchierando di cose qualsiasi.
Dopo circa dieci o quindici minuti mi resi conto,, con una certa meraviglia che ancora non mi aveva sfiorato con un dito, mi sembrava incredibile. Pensavo che qualunque altro maschio mi sarebbe saltato addosso immediatamente, mi avrebbe fatto inginocchiare davanti a lui e mi avrebbe schiaffato il cazzo in bocca forzandomi, probabilmente, ad ingoiare il suo sperma. Invece lui ancora niente. Che non fosse interessato a “quelle cose”? Ma cazzo, prima mi aveva baciato in bocca, non poteva essere disinteressato proprio ora che aveva di fatto una “femmina in calore” accanto a lui.
Cominciavo a disperare quando finalmente sentii le sue dita sfiorarmi una coscia, delicatamente (e soprattutto questa volta non casualmente) ne percorse tutta la lunghezza fino all’orlo della minigonna, alzò con dolcezza la stoffa e sentii tutta la sua mano palparmi mentre la sua bocca si avvicinava di nuovo alla mia. Misi la mia mano dietro la sua testa e lo avvicinai spudoratamente a me baciandolo con passione.
Ero al settimo cielo! Mi lasciai andare, le lingue continuarono a cercarsi per un tempo infinito, non riuscivo a saziarmi di quel bacio. Nel frattempo le sue mani correvano ad esplorare tutto il mio corpo, com’era giusto che fosse, sfiorava i miei capezzoli attraverso la t-shirt, poi infilava la mano sotto ed andava a cercarli con le dita per stringerli, poi scendeva di nuovo fra le cosce allargandomele e stringendomele con vigore, poi le mani sul mio culo e le dita a cercare il buchino senza però spingerle dentro. Avevo una voglia sfacciata di dirgli “scopami Franco, voltami, allargami le cosce e chiavami, non resisto” ma non volevo farlo per non sembrare proprio una puttana).
Ad un tratto si fermò di colpo. “Fermiamoci un attimo Fede, stiamo correndo troppo ed io non voglio che tu faccia qualcosa che non desideri veramente”, “Ma io lo voglio Franco, lo desidero intensamente fin dal momento in cui mi hai chiesto di venire a casa tua” esclamai con veemenza (forse anche troppa), “Davvero già sapevi che saremmo arrivati a questo”, “Sì Franco e voglio confessarti un’altra cosa…”. A quel punto gli raccontai di quella mia prima esperienza violenta che avevo avuto con quei ragazzi a sedici anni e di come po, poco a poco, avessi preso coscienza del mio lato femminile, fino al fortissimo desiderio di provare un rapporto sessuale consenziente con un uomo. Ed avevo deicso di averlo con lui che mi piaceva da impazzire.
Lui ascoltò con pazienza ed interesse tutto il racconto, poi mi prese per mano, mi fece alzare e mi accompagnò verso la camera da letto. Prima di entrare lo fermai un attimo e gli dissi “Franco, sto per diventare la tua femmina, per me sarà una vita del tutto nuova e vorrei che tu mi “ribattezzassi” con un nome da femmina”, “Giusto, sarai Daniela, la mia Daniela”.
Mi sembrò che la porta della camera da letto si aprisse senza neanche essere toccata….
(continua)
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