“Aperta la porta con la chiave, mi diressi subito in cucina a bere un bicchiere di succo d’arancia…”
Vocazione voyeur
Non è facile confessare in pubblico le proprie debolezze,
soprattutto se investono la sfera più intima dei rapporti familiari. Ma l’esperienza culminante della mia adolescenza ha lasciato in me un segno che mi sono portato dietro per tutta la vita e che ha incanalato le mie inclinazioni ed i miei gusti sessuali nella direzione del voyeurismo più morboso. Ne parlo anche per darmi una ragione di questa perversa passione che ha condizionato i miei rapporti con le donne e che è andata aggravandosi con la maturità.
Oggi ho 52 anni, ho famiglia, apparentemente ho una vita normale, ma il massimo della goduria è spiare altri che scopano e tirarmi memorabili seghe. Mia moglie ha capito e compreso questa mia inclinazione e se n’è fatta una ragione, anzi ne approfitta alla grande per esibirsi per me, facendosi chiavare da amici e da sconosciuti. Gode lei la porcona, godo io il pipparolo, e godono tanti altri, beneficiari delle nostre perversioni.
Ma, all’origine di questa mia vita deviata, c’è quella puttana di mia madre, e ricordo benissimo com’è cominciata.
Avevo 17 anni, e come per tutti ragazzi di questa età la tempesta ormonale mi spingeva a voler conoscere e vivere i segreti del sesso. Purtroppo, non essendo un ragazzo particolarmente figo, non avevo neppure la possibilità di approfittare della compiacenza delle mie compagne di classe. Perciò sfogavo i miei bollori con le riviste porno patinate, accuratamente occultate sotto il materasso, e le fantasiose simulazioni masturbatorie.
Ovviamente, ad ispirarmi erano, a turno, le donne che conoscevo di più e, come mi confermavano anche le confidenze dei miei coetanei, spesso mi immaginavo di fare sesso con mia madre, che spiavo ossessivamente quando andava sotto la doccia. Lo facevo con grande tranquillità perché ero spesso solo in casa con lei, dato che mio padre faceva il camionista ed era quasi sempre fuori paese. Del resto mia madre era la sola donna che avevo vista nuda e, anche se era un po’ cicciottella ed aveva quasi 50 anni, per me era il massimo che mi ci voleva per una bella sega.
Non è che non avessi i miei sensi di colpa, ma non appena sentivo lo scroscio della doccia non resistivo all’istinto di prendere la sedia, di sollevarmi sino all’altezza del finestrino che sovrastava la porta del bagno e di guardare dall’alto le forme mature ed abbondanti di mia madre imperlate di acqua e sapone.
Una scena che si è ripetuta una infinità di volte, sino a quando un bel giorno per la troppa frenesia sono scivolato dal sedia facendo un gran rumore e, soprattutto, facendo sobbalzare mia madre sotto la doccia. Cercai di dissimulare alla meglio, ma, non appena uscita fuori dal bagno, mia madre mi guardò subito con occhiatacce sospettose.
Quel giorno mia madre non mi disse nulla, ma nei giorni seguenti capii che lei aveva intuito benissimo quel che era accaduto. Cominciò a farmi delle domande sempre più indiscrete sulle mie conoscenze ed esperienze sessuali, ma la sua disinvoltura mi creava imbarazzo. Non puoi parlare con una donna dei tuoi turbamenti sessuali quando sei appena adolescente, specialmente se è tua madre.
Per lo spavento preso giurai a me stesso che non l’avrei fatto più. Ma, una ventina di giorni dopo, entrando in casa di ritorno da scuola sentii l’acqua della doccia scorrere e la mamma che canticchiava in bagno. Non mi masturbavo da tre settimane, quel rumore ben noto ebbe l’effetto di scatenare i miei istinti repressi. Senza accorgermene, dopo meno di un minuto ero già sulla sedia con lo sguardo allupato a scrutare dal finestrino il corpo nudo e umido di mia mamma. E stavolta mi sembrò che lei avesse un modo diversi di lavarsi, più sensuale, più lascivo, più malizioso. Insisteva a carezzarsi i capezzoloni delle tette e indugiava sulla folta peluria della figa, e sospirava, anzi gemeva ad occhi chiusi.
Non avevo mai visto così chiaramente le parti più eccitanti di quel corpo, non avevo mai visto mia madre godere così sensualmente con le sue stesse mani. Era troppo per le mie pulsioni represse e per la mia astinenza, mi sporsi un po’ più del solito e, all’improvviso, lei sollevò lo sguardo e i nostri occhi si incrociarono. Fu solo un attimo, mi abbassai subito e mi rifugiai di corsa nella mia stanza. Ma questa volta non sentivo più il terrore dell’ altra volta, nei suoi occhi non avevo letto alcuna riprovazione, avevo netta la sensazione che lei sapesse bene di essere osservata da me e che, anzi, forse avesse preparato tutto per l’occasione. Tant’è, che nonostante tutto, non fece parola dell’episodio.
Ripresi a spiarla. Ogni volta che finivo la scuola scappavo a casa per guardarla mentre si lavava. E lo facevo senza vergogna e senza timore. Mi sembrava che mia madre avesse stabilito un accordo tacito con me: tu hai bisogno di sfogarti ed io ti faccio vedere le mie cose. Il tutto senza parlare, facendo finta di niente, ma con una comprensione e complicità crescenti.
Era diventato il nostro segreto, tanto più solido quanto abitudinario. A 18 anni continuavo ad ammazzarmi di seghe, ma non sulle pornostar ritratte sulle riviste per adulti, ma su una donna vera che si esibiva apposta per me. E mi innervosivo molto quando a fine settimana papà tornava a casa. Nei week end sempre la stessa solfa: pranzavamo, poi lui mi dava i soldi per andare al cinema.
Ma così mi negava proprio quello che io desideravo di più: spiarli mentre scopavano quando io non c’ero. E attendevo con ansia il lunedì, quando papà ripartiva e potevo riprendere a spiare mia madre sotto la doccia.
Ma un giorno è accaduta una cosa che ha cambiato il copione delle mie giornate. Era un giovedì, avevo appena superato l’esame della patente e, entusiasta per il fatto che finalmente avrei potuto usare la macchina di mio padre che arrugginiva in garage, mi affrettai a tornare a casa per partecipare la bella notizia a mamma.
Ma, arrivato a casa, trovai la porta chiusa. Pensai che mamma era andata a fare la spesa. Aperta la porta con la chiave, mi diressi subito in cucina a bere un bicchiere di succo d’arancia. Ma, d’un tratto, avvertii distintamente alcuni gemiti provenire dalla camera da letto di mamma.
Dopo un attimo di spaesamento, mi venne subito di pensare che presumibilmente mia madre si stava masturbando in camera da letto. Era una cosa cui sognavo da sempre di poter assistere, perciò mi avvicinai subito in punta di piedi alla sua camera da letto. Non potevo immaginare la scena che mi si parò dinanzi agli occhi dalla feritoia della porta appena accostata: mia madre, discinta e a cosce larghe, si stava facendo scopare dal macellaio.
Non so descrivere il mix di sentimenti che mi prese in quel momento. Ero confuso, eccitato e schifato al tempo stesso. Il macellaio era la persona più repellente che conoscevo: tarchiato, scuro di carnagione, scarmigliato e ricoperto di peli dappertutto. Certo, mia mamma non era una show girl, ma nei suoi confronti ….
Guardavo la schiena pelosa di quel porco che trombava con forza la mia mamma, che godeva come una troia. Povero papà! Non avevo dubbi che anche lui avesse le sue avventure, ma se avesse saputo che grande puttana lasciava a casa!
I due sudavano e gemevano entrambi, io stavo davanti alla porta spiando come trombavano.
– Sììì … -diceva mamma- dai, dai… più forte! …..
Il macellaio grugniva come un vero maiale e si sforzava tutto.
– Sìì troia ….. non ti basta questo stangone?!
Potevo vedere distintamente il suo uccellone come penetrava la figa in fiamme. Mamma girò occhi e mi vide. Si fermò appena un attimo, poi come se nulla fosse riprese a godere senza ritegno incitando lui a pompare ancora di più. Anzi, cominciò a farlo con maggiore spregiudicatezza, continuando a guardare nella mia direzione.
– Ora fammi mettermi a pecora! – disse lei ad un certo punto.
Lui si alzò e, messisi in posizione, ricominciarono a chiavare selvaggiamente.
Fino a quel momento ero rimasto bloccato dalla sorpresa e dal disgusto. Ma ora, vedendo che mia madre mi guardava perversamente e pensando che per l’appunto si esibiva per me, tirai fuori il mio uccello e cominciai a menarmelo.
-Sì cosììì -diceva lei, ma sentivo che quelle parole erano rivolte a me.
– Eh, ti piace, vaccona… ti piace? -diceva lui, che non sospettava della mia presenza.
– Sì, porco, sìììì … Dai, continua, non ti fermare!- rispose mamma guardando la mia mano che menava il mio uccello con forza.
Era tutto troppo eccitante, non ci volle molto perché sborrassi, quindi scappai via alla chetichella, stravolto e svuotato.
Tornato a casa verso sera abbiamo mangiato in silenzio. Poi, per rompere l’imbarazzo, lei sorridendomi mi ha detto:
– Se hai qualcosa da dire, fallo senza vergognarti.
Ho preso coraggio:
– Mamma, ma papà non ti basta?
– Mah… -rispose lei sospirando stufata- se sapessi ……
– Se sapessi cosa?
– Uuhhmmm!!
– Dai, fammi capire …
– Devi sapere che tuo padre non fa sesso come si deve da anni. Io ho i miei bisogni. Lui forse avrà un’altra. Con me fa quasi nulla … E, secondo te, io posso stare a secco?
Ero ammutolito. Immaginavo che il sabato, quando tornava a casa e mi mandava al cinema, ci dava dentro alla grande. Lei ha continuato:
– Mi capisci? …. E non mi sento affatto in colpa … per questo ho accettato che tu mi guardi quando …..
– Io? io ….
– Non ti preoccupare, non dirò nulla a tuo padre!
Ci tenni subito a precisare:
– E’ meglio che papà non sappia nulla, soprattutto di quell’antipaticone del macellaio
Punta sul vivo, mamma replicò:
– Che vuoi? ha un bel cazzo e mi soddisfa …
Mica sono innamorata di lui.
Lei sorrise ancora una volta, complice. Allora io aggiunsi ruffiano:
– Mah … ma debbo riconoscere che è stato molto eccitante vederti mentre.
– Uuuhhmmm …. Ho visto anch’io come godevi ….. io sarò una puttana, ma anche tu ……..
Mi avvicinai a lei e, sfiorandola dietro le chiappe, le sussurrai:
– Mamma sai … io …
Ma lei si ritrasse subito dicendomi:
– No caro, giù con le mani ….. questo non si può
Poi, vedendomi rattristato, aggiunse:
– Dai, non fare così … una cosa è vedere, un’altra fare. Ci manca anche l’incesto! Accontentati di spiarmi mentre lo faccio … anche con un altro, se vuoi … stai solo attento a non farti scoprire!
Il piacere morboso di vederla chiavare riprese il sopravvento:
– E con chi?
– Domani pomeriggio viene a prendersi il caffè zio Mario. Ti interessa?
Zio Mario, il fratello di mio padre! La cosa diventava ancora più intrigante. La sorpresa bloccò ogni mia parola. Mamma mi baciò con dolcezza e se ne andò a dormire. Non vedevo l’ ora che arrivasse l’indomani, ma per l’eccitazione dovetti spararmi subito una sega prima di prendere sonno.
Mi alzai già col pensiero di quello cui avrei assistito nel pomeriggio. Non pensavo ad altro, a scuola compagni ed insegnanti, vedendomi distratto, mi chiesero più volte a cosa pensassi. Non aspettavo altro che di tornare a casa.
A pranzo mamma fu più affettuosa e maliziosa del solito, forse per farsi perdonare in anticipo le porcate che si apprestava a fare con lo zio Mario. Ma quando, con finta disattenzione, cercai di palparle le chiappe, mi fulminò con un’occhiata e sibilò:
– Giù con quelle mani! Ti ho già detto che tra noi non si può … oggi ti farò assistere ad una bella scopata. E te lo potrai tirare alla grande
Poi mi diede un buffetto sulla guancia e concluse:
– Dove la trovi una mamma che si fa carico dei tuoi problemi e ti aiuta a maturare ed emanciparti sessualmente, come faccio io? Sospirai pensando tra me e me:
– E dove la trovo una troia che mi fa eccitare fino alla morte, che me la mette in mostra e non me la dà? puttana!
Mi ritirai in camera mia, chiusi le persiane e mi misi a letto in attesa dell’arrivo dello zio, che come previsto alle 15.30 suonò al citofono. Mamma si affacciò sulla porta della camera e mi disse:
– Mi raccomando. Dirò allo zio che sono sola in casa. Ma tu stai attento a non fare il minimo rumore …..
Qualche minuto dopo sentii che lo zio entrava in casa e scambiava con mia madre le prime effusioni in salotto, dove parlottavano e ridacchiavano, ma non riuscivo a distinguere le loro parole. Poi avvertii un frettoloso tramestìo nel corridoio e capii che stavano ritirandosi nella camera da letto dei miei genitori. Aprii la porta della mia stanza, mi avvicinai gattoni alla loro stanza e cominciai ad ascoltare la loro conversazione. Zio Mario era vicino alla porta e stava per richiuderla, quando mia madre, che mi aveva promesso di farmi assistere alla loro scopata, lo fermò:
– Ma no, Mario, non ti preoccupare, non c’è nessuno, mio figlio non tornerà prima di cena. Lascia pure la porta aperta, così respiriamo meglio. Dai, vieni, non perdiamo tempo ….
Mio zio sbuffò ridacchiando e cominciò a spogliarsi in fretta:
– Vengo, vengo, bella giumentona ….. vedo che hai una voglia matta di prendertelo in mezzo alle cosce … che porcona che sei! Certo che mio fratello ha più corna lui che i cervi della Scandinavia!
E di rimando, con voce roca, mia madre:
– Guarda che, nonostante tutto, gli porto rispetto. Lo faccio sostituire da suo fratello … così resta tutto in famiglia …..
Ascoltando quelle parole e ricordando quello che le avevo visto fare col macellaio, non potei fare a meno di pensare che mia madre era una supertroia: chissà con quanti cazzi si sollazzava alle spalle di mio padre!
Intanto, piano piano mi avvicinavo sempre di più allo stipite della porta e, finalmente, mi posizionai obliquamente ma in modo da poter osservare perfettamente quel che accadeva sul lettone dei miei genitori. Mamma era supina a cosce larghe mentre zio Mario la pompava vigorosamente nella posizione classica del missionario. I due ansavano e gemevano, poi si scambiavano espressioni volgari gonfie di voglia.
– Sei una troiona, non ti sazi mai ….. a te ci vogliono tre cazzi come questo, vero?
– Sì, hai ragione. Perciò, invece di parlare a vanvera, datti da fare per tre.
E poi un susseguirsi di “aaahh”, “sììì”, “daiii”, “uhhmmm”.
Ad un certo punto zio Mario è indietreggiato, ha fatto girare mia madre a pecorina ed ha cominciato a stantuffarla da dietro, cavalcandola selvaggiamente. Rimbombava nel silenzio della stanza l’eco dei vigorosi colpi di reni di mio zio che si schiantavano contro le morbide cosce e chiappe, un po’ cellulitiche, di mia madre.
– Aaaahhhh dai Sei proprio uno stallone, mi stai sfondando la figa aaahhhh!
– Uuhhmmm …. Aspetta ancora un po’ che passo a trapanarti il culo!
– Ehi, fai piano con quella balestra, che mi mandi all’ospedale.
– Ma non dire puttanate … che, a furia di farti inculare, ce l’hai quanto una galleria!I due erano scatenati, mia madre guardava di tanto in tanto nella mia direzione e, sapendo che dietro la porta c’ero io a menarmelo, cominciò a fare riferimento esplicito a me.
– Ah, se all’improvviso rientrasse mio figlio, chissà che penserebbe della madre … e dello zio…
– Penserebbe che la madre è una puttanona e che lo zio fa bene a sbatterla e sfondarle tutti i buchi.
In quel momento sentii di condividere le parole di mio zio, anzi nell’accelerare la masturbazione cominciai a identificarmi con lui, con quel cazzo nerboruto che tempestava le chiappe di mia madre e le lacerava lo sfintere. E, proprio immaginando di violare l’ano di mamma, sborrai nelle mie mani raccogliendo gli schizzi di sperma con un po’ di carta igienica.
Mi rialzai senza fare il minimo rumore, rientrai nella mia camera e mi rincantucciai nel letto per sedare il tumulto di passioni che la scena mi aveva provocato. Mi assopii; quando mi svegliai in casa regnava il silenzio, i due erano sicuramente usciti. Mi sciacquai la faccia in bagno, mi rivestii e mi avviai ad uscire anch’io. Ma proprio sulla porta di casa trovai appiccicato un post-it giallo sul quale si leggeva: “Piaciuto lo spettacolo?”
Sorrisi un po’ amaramente. Quella troia di mia madre irrideva alle mie debolezze, ma consacrava definitivamente il mio destino di spettatore passivo.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.