orgia al casello autostradale

“Girai il capo verso destra e notai un sessantenne con un cazzo enorme, quasi asinino! Lo sbatteva
sul palmo della mano per farmi sentire il grado della sua…”

L’afa divorava ogni centimetro del mio corpo, le cicale gracchiavano fuori dalla
finestra e le lucciole passeggiavano sotto al balcone.
Era una serata di fine estate, qui a Carpi; una serata che di lì a poco sarebbe diventata indimenticabile.

Consumata la cena, decisi di prendere l’auto per fare un giro fuori: al calar del sole l’aria diventava molto più respirabile. Dopo qualche semaforo, intravidi un gruppo di ragazzotti; una classica
compagnia di ventenni abbronzati, muscolosi e molto allegri. Ne ero così rapito che distolsi lo sguardo dal semaforo, ormai verde.

I miei occhi percorrevano i loro corpi, le mie pupille scorrevano piano piano la pelle ambrata dai caldi raggi agostani. Cominciai a sentire i battiti del mio cuore sempre più ritmati e il finestrino aperto
della macchina non fu più sufficiente a distrarmi dal caldo torrido. Avrei voluto essere al centro delle loro attenzioni, scaricare le mie voglie proibite contorniato dalla loro virile esuberanza, fino a perdere i sensi per il troppo piacere.

Decisi allora di mettere in pratica i miei istinti al battuage di Campogalliano. Mi ero ripromesso di non tornarci più dopo l’ultimo rapporto orale che mi costò un forte mal di gola per alcuni giorni, ma le mie voglie
presero il sopravvento.

In pochi minuti arrivai nel teatro della trasgressione: un parcheggio poco distante dal casello autostradale dell’A22. Un’aiuola rigogliosa avrebbe diviso il mondo esterno dal regno proibito che mi accingevo a varcare.

Parcheggiai con molta fretta, ero smanioso di rivivere quelle sensazioni. Vidi subito una certa calca tra i rovi e più mi addentravo in quei cespugli più sentivo gemiti e lamenti di piacere.
Varcata la parete vegetale, scorsi un gruppo di 8 persone di tutte le età.
Cominciai a farmi spazio per cercare la mia preda, pensando ingenuamente che sarebbe stata una sola.

Mi calai i pantaloni per attrarre su di me l’attenzione e di lì a poco si avvicinò un aitante trentenne con tanto di fede al dito. Cominciai a masturbarlo e lui ricambiò prontamente, per poi passare la mia lingua sulle sue labbra fino ad inumidirle. Con un gesto rapido mi inginocchiai al suo cospetto per vedere meglio la sua turgida virilità: il suo membro ormai completamente eretto pulsava a pochi centimetri dalla mia bocca. Era molto ben dotato sia in lunghezza che in circonferenza, la circoncisione completava il tutto con un prepuzio soffice al tatto e molto lucido.

Con un sorriso malizioso, mi avvicinai al suo grosso traliccio di carne. Mi soffermai prima sulla punta per poi arrivare sempre più a fondo, tanto che in pochi affondi arrivai ad accoglierlo completamente nel mio palato.
I suoi gemiti avvolgevano tutti i presenti, che nel frattempo si erano avvicinati per vivere con più enfasi la situazione.

Non mi accorsi dei loro corpi quasi attaccati al mio, come non mi accorsi del fatto che sarei stato il protagonista di un’orgia a cielo aperto.
Girai il capo verso destra e notai un sessantenne con un cazzo enorme, quasi asinino! Lo sbatteva
sul palmo della mano per farmi sentire il grado della sua erezione. Gli feci capire che era il caso di saggiare il suo stato di eccitazione e in un sol colpo mi ritrovai a spompinare due uomini contemporanemente.

Nel frattempo si erano creati altri due capannelli di persone, intente ad imitarci in una sinfonia sessuale senza precedenti. Un giovane ragazzo faceva da controfigura pochi metri più avanti, ma fu molto più rapido di me ad alzarsi in piedi e mettersi a pecorina.

La presi come una sfida, ed estratti i due membri dalla mia gola bollente, mi misi anch’io in posizione.
Senza convenevoli, uno dei due maschi al mio cospetto mi strinse i fianchi per poi affondare dentro il mio orifizio ormai abbastanza umido da poter accogliere il suo pennacchio. Cominciò a sbattermi con colpi decisi e profondi, poco ritmati ma molto violenti. Il mio corpo si era completamente abbandonato al suo volere, ai suoi movimenti, ai suoi ordini supremi. Cominciai ad ansimare, il fiato veniva meno. Il trentenne mi infilò nuovamente in bocca il suo uccello marmoreo, per farmi perdere completamente i sensi.

Andammo avanti così per qualche minuto, ma poco dopo i due si scambiarono di posto e continuarono a fare di me il loro caldo oggetto di piacere. Ero in estasi e non riuscivo più a rendermi conto che intorno anche il giovane ragazzo aveva fatto conoscere il suo intestino a un buon numero di cazzi.

Sentendo il mio buco sempre più dilatato, chiesi a entrambi di prendermi allo stesso istante.
Mi sollevarono, misi le braccia intorno al collo del possente marito e aspettai di essere penetrato dall’altro uomo alle mie spalle. Quando entrò anche il secondo membro mi sentii come mai prima di quell’istante,
completamente in balia dei loro istinti ormai animaleschi.
Le loro verghe umide facevano attrito con il mio orifizio, sentivo i loro corpi attaccati al mio in un’unica danza proibita. Questa splendida sensazione durò ancora per poco, poichè uno dei due non riuscì a resistere ed eiaculò con grande intensità dentro di me.
Allora il giovane trentenne mi afferò con ancora più veemenza e decise di spendere gli ultimi attimi per scoparmi ad un ritmo quasi insostenibile. Sentivo il suo sesso entrare dentro di me senza barriere, senza che potessi più ribellarmi a lui. Fece un forte urlo e sentii il suo cuore battere forte, era il momento di condurmi al gran finale.
Mi fece appoggiare per terra e mettè la sua grossa mano sulla nuca, immobilizzandomi. Dopo due veloci
colpi di mano mi schizzò in faccia tutto il suo liquido caldo e cremoso. Mi coprì occhi e zigomi, permettendomi di sentire il suo piacere solo con le orecchie.

Cercai di riprendermi brevemente, mi asciugai il viso e corsi via rapidamente, senza neanche salutare.
Presi la macchina di corsa e sgommai via, ripensando a tutto ciò che avevo fatto poco prima.
Il sudore era ancora impresso sulla mia pelle.
Arrivai a casa e mi infilai velocemente sotto la doccia; a tratti mi vergognai di quel che avevo
consumato lì, davanti a così tanta gente.
Il casello di tanti passaggi lavorativi aveva acquisito un’altra valenza; la più indimenticabile.

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Orge

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