Questione di Affari. – Storia di un pessimo Club Privé. – Pt. 1

“Dirigendoci verso di lui alla cassa per pagare i drink prima di andar via ci chiede di spostarci nel suo ufficio…”

[Liberamente ispirato da un racconto di @Viola2 “La Mia Prima E Unica
Coppia”]

— Marzo 2020 —
È mattina, sono da Giovanni, siamo soli in uno squallido ripostiglio che lui diceva essere il suo ufficio. Sulla scrivania un ammasso di inutili ciambrusaglie e un posacenere colmo di cicche di sigarette che contribuisce a rendere pessimo l’odore nell’aria. Il solo rumore che si sente è il ticchettio di un orrendo orologio a muro che, a dire del mio Rolex, segna quasi 15 min indietro. Male, odio i ritardatari. Il suo sguardo basso esprime tutto il disagio e la paura del gesto che ha appena compiuto.

Ovvero, fare una promessa che non può non rispettare. Le conseguenze sarebbero gravi e irreversibili.

Un altro suono. Un portone che cigola e sbatte chiudendosi. Il rumore dei tacchi della mia “segretaria” Claudia che si avvicina verso lo squallido sgabuzzino che lui chiama ufficio.
Arriva, splendida come sempre, impeccabile dalla testa ai piedi e con un tale profumo di buono che quell’ambiente sembra immediatamente più sano e pulito solo grazie alla sua presenza.

Sbatte sul tavolo una busta contenente 50.000 euro, un prestito per mandare avanti il suo locale fallimentare. Claudia con tono severo e sfrontato: “Puoi evitare contarli. Sono tutti. E se non ti fidi li riprendo immediatamente! Chiaro?”. Si volta verso di me, mi porge la mano, mi alzo e dandogli le spalle e andiamo via lasciando il suo gesto nel vuoto.

Mancava quasi un anno prima che Viola iniziasse a lavorare in quel pessimo locale di Scambisti eppure tutto era già iniziato. Il suo futuro “legato” a Me era già iniziato.

Credevo di dover attendere solo il fallimento di quell’uomo e prendermi il suo postaccio.
E invece avrei ottenuto molto di più. È stato un affare, di quelli che capitano raramente nella vita.

— Giugno 2020 —
A distanza di qualche mese io e Claudia facemmo visita a quel Club Privè di pessima fama. La nostra presenza metteva timore a Giovanni. Ci osservava mentre sorseggiando il nostro drink gentilmente rifiutavamo le avance di singoli e coppie di pessimo gusto. La nostra eleganza in totale contrasto con la bassezza e la volgarità di chi ci circondava.

I suoni e i gemiti di scopate di gruppo risuonavano nell’ambiente mentre noi eravamo concentrati a guardarci intorno nell’intento di decidere quale parete abbattere, come disporre una zona, come arredarla, in vista di ciò che sarebbe stato inevitabile.
Non facevamo nulla per nasconderlo a Giovanni e tanto bastava a ricordargli che quel prestito e gli interessi insormontabili che aveva accettato stavano per togliergli il locale.
Dovevo solo aspettare che si facesse avanti, non serviva che fossimo noi a dirgli cosa avrebbe dovuto fare per pareggiare i conti.

Dirigendoci verso di lui alla cassa per pagare i drink prima di andar via ci chiede di spostarci nel suo ufficio. Esattamente come previsto. Guardo Claudia, mi sorride. Guardo lui, faccio cenno con la testa. Andiamo.

Non appena entrati, la porta si chiude alle nostre spalle, Giovanni inizia il suo pianto da coccodrillo, fingendosi dispiaciuto di non essersi fatto vivo, del ritardo del pagamento. Sbiascica parole che non ascoltiamo.

Mi avvicino, lo fisso: “Sta zitto Giovanni, devi solo stare zitto, andrà tutto bene.”
Giro intorno alla sua scrivania. Mi siedo alla sua sudicia poltroncina. Mi osserva, non capisce.

Claudia alle sue spalle gli si avvicina, sussurrando al suo orecchio “non fare opposizione e ti concediamo ancora due mesi, ok?” mette la mano dietro la sua testa spingendolo in avanti sulla scrivania.
Giovanni mi guardava in faccia incredulo, sbigottito: “Giovanni, non farti una cattiva idea di Noi due. Ti prego, lo sai… Non siamo stati noi a cercarti, ci hai chiamati tu…”
Mentre gli parlo Claudia alle sue spalle con le braccia avvolge il suo bacino, apre la sua sua cintura, apre il bottone e la zip del suo pantalone.

Continuo a parlargli: “Giovanni, vogliamo dimostrarti tutta la nostra fiducia nei tuoi confronti. Ormai ci devi un sacco di soldi, ma vogliamo darti altro tempo.”
Claudia continua tirandogli giù i pantaloni, poi i boxer.
“Giovanni, ci capisci vero? Abbiamo bisogno di un gesto che ci dimostri che possiamo fidarci di te. Vogliamo che sia chiaro che nessuno possa fotterci, quindi per questo adesso saremo noi a fottere te! Ora, puoi scegliere. Puoi divaricare bene le gambe oppure vedere la tua casa in fiamme.”

Claudia tira fuori dalla sua borsa uno strap-on che indossa dopo aver tolto la sua gonna e sifilato il suo perizoma ed esaltata dal momento si complimento “Bravo, così apri bene le gambe, voglio profonare il tuo culo vergine.”

Giovanni con lo sguardo basso, perso, rassegnato. Uno scatto quando Claudia versa una abbondante dose di lubrificante spalmandolo sul suo buco del culo.
“Giovanni… sai cosa sta accadendo?” Alza lo sguardo con faccia perplessa.
“Vedi, non devi fraintendere, questa non è una perversione. Serve a stabilire chi comanda.”
Claudia avvicina il cazzo di gomma al suo buco del culo, Giovanni chiude gli occhi, la pressione della cappella inizia a dare i suoi frutti.

Appoggio le mie spalle alla poltrona, mi metto comodo assistendo alla scena, mentre lentamente Claudia inizia a profanare il culo vergine di Giovanni, un uomo abituato a comandare nel suo regno che si ritrova docile e sottomesso ad una donna di tale bellezza che non potrà mai avere.

Claudia mi guarda, sorride, la diverte essere così sadica e stronza, la eccita essere mia partner nel crimine. E piace anche a me far valere il mio potere sulle persone al punto da indurle a cose che mai avrebbero creduto possibili. Apro il mio pantalone sfilando il mio cazzo già duro dai boxer.

La vista di questa scena esalta Claudia che afferra con una mano i capelli Giovanni e aumenta il ritmo, al punto da rompere l’imbarazzo del sottomesso che emette gemiti di piacere strozzati dalla vergogna.

Con la mano sinistra impugno il mio cazzo segandomi, con la mano destra tirando uno schiaffo in pieno viso a Giovanni “Ti è chiaro chi comanda?” ricevendo un immediato “Sì” di risposta.

Ancora, un secondo schiaffo “Farabutto rotto in culo… Non hai scampo! Lo capisci vero?” ancora un “Sì” di risposta.

Claudia adesso da il meglio di se, spingendo come una forsennata, schiaffeggiandogli il culo.
“Che puttanella, guardalo sta persino godendo la puttanella” allunga la mano intorno al corpo di Giovanni afferrandogli il cazzo, corto, tozzo, ma duro ed eccitato.

Rido, rumorosamente: “Hahahah… Giovanni, ma che mi fai sentire? Ti sta piacendo farti scopare il culo da Claudia?”
Ancora uno schiaffo: “Rispondimi!”
Giovanni ad occhi chiusi risponde come può mentre viene sbattuto con forza “Sì, mi piace come mi scopa Claudia”
Rispondo: “Avanti allora, mostragli quanto ti piace!”
Claudia mentre continua a scoparlo e segarlo contemporaneamente: “Avanti rotto in culo, voglio che schizzi, voglio che goda nell’essere umiliato e trattato da puttana. Sei pronto Giovanni? Al mio via sborrerai…..” La mano veloce sega il piccolo cazzo di Giovanni, mentre contemporaneamente il cazzo dello strap-on entra violento, rapido, profondo nel suo stretto culo. “Adess…”
Non fa in tempo a finire la frase e nella sua mano Claudia sente vivido il pulsare del cazzo di Giovanni che schizza abbondante sbarra sul pavimento.

Un getto impetuoso e abbondante di crema bianca che cade a terra. Poi un altro…. e un altro.

Io lo osservo dalla poltrona ridendogli in faccia!
“Bravo Giovanni, sei una brava puttanella. Abituato a fare l’arrogante padrone di casa nel tuo locale, sempre scontroso, scostumato, antipatico. Con i tuoi clienti e ancora peggio con i tuoi dipendenti! Lo capisci perché durino così poco? Capisci perché questo posto sta per fallire? Sei tu il problema! Tu sei un fottuto povero arrogante fallito!”

Mi alzo, afferro i suoi capelli tirandolo in avanti verso di me e schiacciandogli il viso sulla scrivania. “Sei fottuto, in tutti sensi. I miei amici bulgari aspettano solo un segnale e la tua casa brucerà. Perderai tutto, diventerai un senza tetto del cazzo!”

La mia mano forte lo tiene fermo con una guancia sulla scrivania e l’altra rivolta verso l’alto mentre con la coda dell’occhio prova ad osservarmi.
“Entro 60 giorni esatti da oggi dovrai restituirmi i miei tutti i miei soldi oppure mi prenderò il tuo locale, tutto chiaro? O così o brucerò tutto. La tua casa, questo posto… tutto!”

Noto in Giovanni alcune lacrime scorrere dal sui viso mentre emette un labile “Sì”, esattamente nel momento in cui termino la mia sega schizzandogli in viso, riempiendolo del mio seme caldo e abbondante.

Fiotti di sborra sulla fronte, sulla guancia e colando sulle sue labbra.
Scrollo il mio cazzo lasciando cadere gli ultimi schizzi e per terminare lo sputo in viso prima di mollare la mano.

Resta così, sconvolto, umiliato, inerme con era mai stato nella sua vita, con i pantaloni abbassati e il culo aperto.

Claudia mi passa delle salviette umidificate. Adoro la sua prontezza, come è puntuale nei suoi gesti. Sa sempre di cosa ho bisogno.

Mentre toglie lo strap-on noto la sua eccitazione colata abbondante tra le sue cosce.
Mi avvicino e le sussurro “mostriamo a questi quattro scappati di casa come si scopa?”
Annuisce, i suoi occhi sorridono.

Usciamo dall’ufficio per mano abbandonando Giovanni ai suoi pensieri, alla sua vergogna, alla consapevolezza di essere spalle al muro.

Sa di non poter restituire la cifra che ci deve. Se non vuole veder la sua casa bruciare sarà costretto a cedere il suo locale. Ha due mesi e nessuno che possa aiutarlo. Il suo pessimo carattere non gli ha permesso di avere amici disposti ad aiutarli nel momento del bisogno.

Nel frattempo noi tra qualche giorno incontreremo Viola per la prima volta, ma la serata non è finita. Sta per iniziare lo show.

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BDSM

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