“Approssimandosi all’ora di chiusura, il titolare chiamò Simona…”
Con la mano sinistra sorreggeva il tallone, con la destra calzava il
piede in modo che il sandaletto argentato entrasse correttamente.
La commessa era lì accovacciata con la sua gonna rossa a tubino, forse un po’ scomoda per quell’occupazione.
In quel gesto di calzare quel sandaletto ci stava tutta l’essenza di Simona
Da quando era entrata quella coppia si sentiva agitata. Lui alto brizzolato, spalle larghe, sportivo elegante, abbracciato alla sua Lei. Sui 40, pelle olivastra, capelli corvini, bel seno evidente, fianchi fasciati da gonna bianca al ginocchio, lunghe gambe velate da calza color carne con cucitura scura in bell’evidenza.
Simona, esperta commessa del pregiato negozio di scarpe, aveva cominciato a sudare.
Una forma di inquietudine la prese alla vista di quella elegante coppia.
Quel target di clientela era molto comune. I prezzi della merce non erano certo popolari, così la qualità della merce. Non era quindi l’aspetto “regale” della coppia ad agitarla quanto la componente femminile.
Bella, di un portamento elegante, manifestava sicurezza in ogni gesto.
Simona era sposata ma più per convenienza che per convinzione. Da giovinetta aveva avuto una felice esperienza lesbo con una sua compagna.
Lo scandalo che suscitò allorquando la cosa venne alla luce fece “chiudere” ogni porta a quel mondo per consacrarsi al “socialmente corretto” imposto dalla famiglia.
Si era sposata quindi, anni dopo, con Antonio, ora Autotrasportatore.
Naturalmente quella “segreta passione” covava internamente da troppo tempo.
Nel suo lavoro aveva a che fare soprattutto con donne. Sovente sentiva un bruciore interno, “un moto verso” che subito reprimeva.
Il contatto con la pelle, col piede di alcune clienti, la faceva sobbalzare e non fu raro che anche il basso ventre manifestasse le sue esigenze in maniera concreta con secrezioni che costringevano Simona a dissimulare quel disagio.
Memore della storia dello scandalo era più che repressa, ma la carne, internamente, urlava.
Abbiamo lasciato lì Simona con il piede comodamente posato sulla su mano aperta.
Per infilare la scarpa avvicinò maggiormente il viso e vene colpita dall’odore, dal profumo che quel piede emanava.
Una scarica ormonale intensa pervase la Commessa. Quell’odore, quel profumo che solo un corpo femminile può emanare, apri non solo la “stanza dei ricordi” ma anche quella del desiderio.
Rimase quasi bloccata in quella posizione con la scarpa indossata per metà.
Le sue narici erano in piena attività, erano ora collegate direttamente con il “ministero del desiderio” all’interno della mente di Simona.
Avrebbe voluto baciarlo, mordicchiarlo, passarci la lingua su quel piede velato, avrebbe voluto possederlo per poi proseguire il suo viaggio di piacere. In una frazione di secondo la galoppante fantasia di Simona aveva già immaginato tutto il percorso di piacere esplorabile con quella elegante dama.
Vista da fuori la situazione era alquanto imbarazzante.
La commessa accovacciata a terra con una scarpa inserita per metà mentre, chiaramente sognante, cristallizzava la situazione in un immobilità che perdurava da un tempo troppo lungo per qualsiasi giustificazione.
La signora, per uscire da quella empasse mosse le dita dei piedi.
Come un comando postipnotico questo gesto sveglio Simona dal suo mondo di lussuriosa fantasia per riportarla al concreto.
Si rese conto della situazione. Vergognandosi e senza proferir parola calzò la scarpa. Boffonchiò qualcosa sulla qualità della calzatura per cercare di riportare la situazione entro un alveo di normalità.
La coppia si guardò, non si disse nulla, apparentemente, lei si alzò da quel comodo sgabello, ringraziò e fece portare tutte e quattro le scatole alla cassa.
La signora, esigente, si era fatta mostrare mezzo negozio.
Simona si mise a sistemare le altre scarpe rimaste e quindi corse subito in bagno a tamponare quel lago che si era formato negli slip.
L’uomo nel frattempo, mentre porgeva la carta di credito al titolare, ebbe un breve colloquio con questo.
I due uscirono, ma senza buste delle scarpe.
A volte era successo che clienti di un certo tipo mandassero un messo dall’albergo o comunque facessero recapitare direttamente in albergo la mercanzia.
Le due figure sparirono all’orizzonte e Simona ritorno alle sue scatole da scarpe, erano già le 18. Più di un ora era passata da quando la coppia entrò. Se lo ricordava bene perché un attimo prima che entrassero le aveva messaggiato il marito che stava ancora in viaggio e non sarebbe rientrato per sera. Poco male, la situazione col marito funzionava grazie al fatto che si vedevano non molto spesso.
Approssimandosi all’ora di chiusura, il titolare chiamò Simona.
Era sempre stato gentile e corretto con lei. Mai ci aveva provato, nonostante Simona fosse una graziosa fanciulla appena 30enne, piccolina di statura ma ben proporzionata.
“Cara, ti chiedo una cortesia.”
“Dica pure”
“La coppia di oggi pomeriggio, quella delle 4 paia di scarpe, non so se si ricorda”
A Simona battè forte il cuore. Come poteva scordarsela..
“hanno chiesto di recapitare la merce all’hotel. Il Duca quì di fronte.”
“Si”, rispose ma la domanda era: e quindi?
“sono nostri clienti da anni, scendono in città un paio di volte all’anno per fare spese”
“Capisco”, e quindi?
“dato che sono rimasti soddisfatti da come li ha serviti mi hanno chiesto se poteva esser lei a portare le buste all’hotel.”
“Le deve consegnare alla reception”
Simona un pochino’ si alterò ma non lo diede a vedere
“ma per chi mi hanno presa, per il fattorino?” pensò
“Si, certo, mi preparo e vado”
Contrariamente al suo primo pensiero, le usci nuovamente questo comportamento subalterno, ancora una volta il “socialmente corretto” prevalse.
Dopotutto il titolare era sempre stato corretto e gentile..
Prese le due bustone e attraversò la strada, erano veramente pochi passi.
“Ci poteva mandare Gloria, l’altra commessa, perché proprio a me?” pensava
Arrivata alla Reception le venne in mente che non sapeva nemmeno il nome. Fece per farfugliare qualcosa ma l’addetto la anticipò.
“I Signori gradirebbero fossero portate direttamente in camera, la stanno aspettando. Stanza 69, 3° piano”
A Simona ora “fumavano” un po’.
Un misto di pensieri ed emozioni la attraversavano.
Non ultimo comunque il pensiero di rivedere la Signora.
Attraversata la Hall prese l’ascensore. Man mano che saliva i piani alla stessa velocità l’emozione si impadroniva di lei.
Sentiva che alcune gocce avevano bagnato lo slip.
Durante la camminata per cercare la stanza aveva pensato di lasciare i bustoni davanti alla porta, bussare e quindi scappare.
“Si, si, questa è l’idea migliore” si disse
“Mi sto facendo un film assurdo”
Bussò, le sue gambe si bloccarono, non riuscì a fare nulla di ciò che si era ripromessa.
Venne l’uomo ad aprire. In camicia faceva la sua bella figura.
Torace bello sviluppato, due braccia forti, sorriso accattivante. Un uomo di tutto rispetto, di quelli che le donne si girano a guardare…
Le fece cenno di entrare. Lei voleva scappare, le sue gambe non rispondevano ai comandi, nemmeno dalla bocca era impossibile emettere suono.
Il corpo si mosse, verso l’interno della stanza. La porta si richiuse dietro di lei.
“Ci scusi, mia moglie gradirebbe dei consigli da lei” disse l’uomo, come se fosse una cosa del tutto normale.
“Da me?” fece Simona del tutto imbarazzata.
“Si certo, da chi altrimenti? “ ribattè l’uomo, mentre versava due bicchieri di qualche liquore.
Simona era una modesta bevitrice e non lo tollerava molto l’alcool. In un altra situazione avrebbe rifiutato, ma ora sembrava una “salvezza”.
Improvvisamente usci la Signora.
Un vestito argentato con gonna al ginocchio anteriormente e posteriormente continuava fino a terra.
Necessitavano dei bei tacchi alti.
Non pensò per nulla alla strana situazione, si immedesimo quasi automaticamente nella commessa di scarpe.
Andò decisa ed estrasse la scatola e si precipitò ai piedi della signora ferma al centro della grande stanza.
Simona prese il piede in mano. Con l’altra mano prese la scarpa e fece per infilarla.
La scena vista da fuori poteva sembrare quella del principe che prova la scarpina a Biancaneve.
Il marito pose un elegante sgabello alla propria consorte.
La scena si ripetè.
Ora Simona si trovava con questo piede, ora non più velato dall’autoreggente, in mano, con il viso a pochi centimetri.
Il profumo della pelle di quella dama le dava i brividi.
In attimi che si dilatarono nel tempo, Simona, avvertiva, mediante il tatto della propria mano, la consistenza di quel piede.
Ne avvertiva il profumo. Si accorse che automaticamente aveva amplificato la sua inspirazione per trar maggior giovamento da quel profumo.
Deglutì.
Alcun pensiero le passava per la testa in quegli attimi.
La mano libera, senza ubbidire ad alcun comando razionale, si mosse. Si posò sul collo del piede e lo accarezzo.
Poi la mano salì un po’ più su, si fece morbida e rotonda girando dietro al polpaccio.
La signora, quasi inavvertitamente o forse con fredda predeterminazione, scosto poco poco le gambe in modo che si potesse, dalla posizione di Simona, intravvedere l’intima nudità, in gesto di offerta.
Simona posò lo sguardo su quello che lei sapeva bene essere un surrogato del Paradiso.
Poi quasi con timore guardo negli occhi la dama.
Sempre impassibile, senza muovere ciglio, comunque comunicò.
A Simona parve di poter abbattere un enorme barriera, una forza nuova, potente, si impadronì di lei, subito si porto quel piede alla bocca e cominciò a baciarlo, a strofinarselo piano piano sul viso. Continuò leccandole le dita una ad una. Succhiandole.
Con il piede libero la signora arpionò la testa di Simona e la trasse verso l’interno cosce. Si trovò quindi quasi imprigionata sotto la stretta gonna di quel vestito che oramai era di intralcio. In quella cavità artificiale che si era creata sotto la gonna, Simona, poteva sentire il “Profumo di femmina” che si era nel frattempo sprigionato grazie al rilascio di nettare dovuto evidentemente all’eccitazione provocata dalla sua lingua.
Il tempo aveva perso di significato, Simona avrebbe voluto una situazione più comoda per continuare l’esercizio di lingua iniziato su altre parti del corpo di quella splendida donna.
Le sue speranze si esaudirono.
La signora si sottrasse, si alzo in piedi.
Il vestito cadde ai suoi piedi, si volto mostro il suo perfetto posteriore libero da intralci e si diresse verso la stanza da letto della Suite.
Simona si trovava per terra sulla morbida moquette, improvvisamente si senti sollevare di peso da due mani potenti. Non osò opporsi. Quasi come un oggetto fu deposta ai piedi della signora che nel frattempo si era distesa, completamente nuda, sul lettone. La ragazza stava per muoversi ma ancora una volta le due mani forti, questa volta usate con la massima delicatezza, spogliarono Simona, lasciandola solo con l’abbigliamento intimo.
Era come soggiogata da quella situazione.
Erano più di 10 anni che non coccolava, baciava, assaggiava una donna.
La voglia non le era mai sparita.
Ora nessun opzione razionale era in grado di bloccare il suo istinto.
Come una belva lasciata libera si tuffò sull’intimità della donna. Labbra, lingua, grandi labbra, clitoride erano un tutt’uno.
Simona voracemente si impossessava, leccava, baciava quella fica. Come un assetata nel deserto si dissetò di quegli umori.
Accanto alla donna stava posato un asciugamano che la donna ad un certo punto scostò per mostrare una raccolta di Falli e Dildo ben assortita per dimensioni.
Ne prese uno, nero, di forma fallica e lo frappose tra le sue grandi labbra a farfallina e le labbra della bocca di Simona.
Dopo poco il fallo frese la via interna ed a governarlo erano le mani di Simona che non rinunciava comunque a dissetarsi dl nettare che usciva a mo di torrentello dalla signora.
Tormentati ricordi, come dei flashback, riportavano Simona agli orgasmi giovanili con la sua amata.
Ma ora era lì, ai piedi di questa Meravigliosa e vogliosa donna, pronta a condividere con lei quel piacere intimo femminile. Il viaggio era appena iniziato.
Furono ancora le forti mani dell’ uomo ad alzare di peso Simona e posarla di peso a 69 con la moglie. Questa scosto le mutandine della ragazza ed infilò la lingua.
Le lingue delle due donne erano inesorabilmente attratte dalla “fonte misteriosa” l’una dell’ altra. Si vide una mano prendere a tastoni un dildo, era la signora che ora con quell’Arma in mano, penetrò la fica, anch’essa completamente lubrificata, di Simona.
Da immaginarsi lo spettacolo che il marito poteva godersi.
Era facile pensare che simili spettacoli non fossero rari.
Praticamente tutti i surrogati del fallo maschile precedentemente esposti conobbero le intimità delle due furie scatenate.
Il marito stava comodamente seduto su un elegante divanetto sempre coinvolto dallo spettacolo ma con autocontrollo invidiabile.
Le due donne si baciarono a lungo. Nessun centimetro di pelle fu risparmiato dalle labbra e dalla lingua di Simona. Alcun recondito pertugio era stato esplorato dalle dita affusolate della bella Signora. Il sapore, quel sapore tanto agognato, il sapore di Donna, ora Simona lo portava su tutto il corpo avendo abbracciato, baciato, leccato, accarezzato quel morbido corpo per ore. Le due donne giacevano distese una accanto all’altra mano nella mano.
“Signorina, signorina!” una voce secca, dura, di donna.
Simona scosse il capo si svegliò.
Era lì col piede della Signora in mano, scarpa mezza calzata.
Confusione totale, lieve giramento di testa. Si accorse, Simona, della situazione, aveva sognato tutto!
Con gesti puramente meccanici portò avanti il suo mestiere di commessa finendo di servire quella cliente.
La sua mente era in subbuglio. Le mutandine avevano seguito passo passo le sue fantasie. Sentiva lei stessa quanto gli effluvi che le avevano riempito gli slip ora emanassero quel caratteristico odore di sesso femminile.
Corse in bagno e, grazie alla previdenza, tutta femminile, utilizzò gli slippini di ricambio.
Usci e riordinò il negozio. Era quasi ora di chiusura.
Il titolare la chiamò
“Cara, ti chiedo una cortesia.”
“Dica pure”
“La coppia di oggi pomeriggio, quella delle 4 paia di scarpe, non so se si ricorda”
A Simona battè forte il cuore.
“hanno chiesto di recapitare la merce all’hotel. Il Duca quì di fronte. Sono nostri clienti da anni, scendono in città un paio di volte all’anno per fare spese dato che sono rimasti soddisfatti da come li ha serviti mi hanno chiesto se poteva esser lei a portare le buste all’hotel.”
“Le deve consegnare alla reception”
Simona si sentì svenire
P.S. Questo è un racconto originale di Jverne70, (profilo presente qui su A69 , )che ho voluto condividere per la bellezza delle immagini sapientemente espresse in sublime letteratura erotica.
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