“Marco si concentrò per poter venire il prima possibile, in fin dei conti la ricompensa doveva essere solo sua, spinse fortissimo dei colpi forti e veloci, …”
Lei è Carla, una donna di 45 anni, dimenticata dal tempo che
passa, un viso liscio senza una ruga, alta 1 m e 60, poche tette, ma un culo bello, piccolo e rotondo, modi di fare gentili, molto sbarazzina, accondiscendente nei discorsi, con il quale prendi subito confidenza.
Lui è Marco, 1m e 80, mente maiala e perversa, uomo entrato nei 30 modi duri e severi, per coprire il ruolo di direttore del supermercato, dove entrambi lavorano.
Si conoscono da qualche anno, Marco e sempre molto severo, tranne che con lei, donna alla quale non sa resistere ai suoi modi sbarazzini, sempre gentile con i clienti, e con lui, che da qualche tempo guardava Carla con occhi diversi e pensieri famelici, lui riusciva sempre a far trasparire un velo di malizia ogni volta che si trovava a discutere con lei di lavoro, nei discorsi che immancabilmente finivano ad essere del più e del meno, discorsi che lui faceva solo con lei, Carla che sapeva di avere una presa su di lui, che con il suo modo di fare teneva alle corde la sua mente e la sua testa, che ultimamente iniziava a fantasticare sempre più spesso su perversioni che avevano protagonista Carla.
In qualche occasione lei volle essere ancora più decisiva per rimanere impressa nelle perversioni di Marco, quasi come sapesse bene l’effetto che aveva su di lui, aveva sempre modi innocenti, ma impattanti, come quando lui in pausa pranzo nello spogliatoio la vide arrivare per cambiarsi, lei non lo fece scomodare per non disturbarlo, e si tolse in sua presenza il camice da lavoro, quel camice che rende tutte le commesse molto anonime; lui non impiegò molto tempo a notare dalla maglietta molto fine due capezzoli che sembravano chiodi, dovevano essere duri come ferro, che lo fecero sospirare, lei impiego ancora meno tempo nello slacciarsi le scarpe, mettendosi a 90 propio davanti la faccia di Marco, che non poté non notare uno splendido perizoma nero che usciva dai pantaloni bianchi mettendo in mostra quelle rotondità per qualche secondo, poco tempo che Marco voleva non finisse più, poco tempo in cui Marco aveva già fantasticato sulle sue perversioni sessuali.
Un giorno una fortunata circostanza, lasciò i due soli in negozio, in orario di chiusura al pubblico, mentre lui stava sbrigando le ultime faccende lavorative, lei si cambiava dei vestiti del lavoro per poter andare a casa, quando uscì dallo spogliatoio, non si aspettava di vedere Marco nelle vicinanze, che si avvicinò a lei notando subito un pacchetto che usciva dalla borsa personale, forse perché era troppo sicura di non essere guardata, o per la fretta non era riuscita a nascondere bene, lui chiese spiegazioni di quel pacchetto che aveva nascosto in malo modo, lei vedendo in lui il Marco direttore severo, non poté che confessare… Un pacco di carne dal valore ingente, che Carla voleva rubare.
Marco deluso ed arrabbiato disse a Carla che sarebbe andata incontro al licenziamento, e Carla, mamma di due figli con il biancore di un cadavere implorava le scuse, dicendo che non avrebbe potuto permettersi di rimanere disoccupata, che tra le mille parole che uscirono in quel momento dalla sua bocca, si fece anche scappare, “farò tutto ciò che vuoi”.
Marco sapeva di averla in pugno, e mentre guardava lei con le mani al volto sconvolta poggiata al bancone, iniziava a veder prendere forma le sue perversioni tanto sognate, sentiva di non aver pietà per una dipendente che rubava nel suo negozio, ma lei era Carla, e sapeva che avrebbe potuto dargli la grazia, se, se la fosse meritata.
Marco chiese a Carla altre spiegazioni, voleva sentire di nuovo quelle parole, che puntuali come un orologio svizzero uscirono.. ” ti prego, dimentica l’accaduto, farò ciò che vuoi, qualsiasi cosa”
Marco, guardandola fissa negli occhi con estrema freddezza, e fermezza “qualsiasi cosa?”.
Carlai inevitabilmente capí, sapendo di avere armi per poter sfuggire alla terribile sorte che gli spettava…
Carla, gli si avvicinò a testa bassa allungando le braccia verso di lui quasi in segno di resa, lui capi che ormai lei era preda, un agnellino nelle grinfie di un lupo.
Marco chiuse tutte le uscite, in modo di aver la sicurezza che nessuno potesse entrare, ma anche che nessuno potesse uscire, e Carla si rese conto ancora di più di quanto fosse nelle grinfie di Marco, che non proferì parola, era solo azione….
Prese Carla per le braccia e la girò di forza prendendosi la visione di quel culo che aveva sempre immaginato nudo, la appoggiò sul bancone dove prima cercava redenzione, e ormai senza freno alcuno, gli abbassò i pantaloni, senza permesso e senza pudore, ormai era la sua vittima, lei non obbiettava e non proferiva parola, lui notò il perizoma nero, immancabile, rendeva quel culo ancora più bello… Iniziò a schiaffeggiarlo senza remore, gli schiaffi sempre più forti fino a renderle le chiappe rosso fuoco, lei in silenzio , a godere del dolore che la sua malefatta aveva procurato.
Marco gli strappò il Perizoma con una forza bruta ed inserì tre dita nella figa, che trovo incredibilmente fradicia di umori, spingeva in fondo quasi come volesse fargli sentire la presenza imponente, non doveva per forza godere, doveva capire di essere una sua cosa in quel momento, poteva fare ciò di più perverso gli passava per la mente, mentre spingeva girava la mano ormai quasi completamente dentro, arruffava i capelli di lei e li tirava, alternando a questo gesto varie sculacciate, che provocavano in lei piccoli gridolii… Marco con voce ferma gli impose di non far uscire nemmeno una sillaba dalla Sua bocca per i prossimi minuti, lei abbassando gli occhi annuì, Marco sapeva di avere il pieno controllo su di lei, che adesso spinta dalla spalle era in ginocchio prostata dinnanzi alla cappella di Marco, che nel mentre si era tirato fuori il cazzo, la sua erezione, sembrava mostrare quanto stesse godendo nel essere riuscito ad aver finalmente avuto quella donna tanto desiderata.. .. Gli spinse l’uccello tutto un gola facendo dei suoi capelli delle briglie, lei fece fatica a trattenere i conati, ma sapeva che doveva essere brava per meritare quel perdono, quindi sgranando gli occhi e respirando a fatica, trenette Marco nella sua bocca per svariati minuti che ormai era diventata come una figa da scopare per Marco Spingeva forte fino in gola, schiaffeggiando la faccia e strizzando i capezzoli, che Marco scoprì essere duri e turgidi, di un colore rosa scuro, li prendeva e li girava, e vedeva lei che chiudeva gli occhi stringendo le palpebre dal dolore, e più teneva tra le labbra gli urli di dolore, più Marco era soddisfatto, ed ogni tanto faceva scivolare la mano verso la figa per sentire se quel trattamento im fin dei conti era gradito, constatando con sommo piacere che i suoi umori erano sempre più copiosi, si imtimgeva le dita nella sua figa, per poi spingere fino in fondo la gola di lei, guardandola negli occhi, neri con il mascara colato a causa delle lacrime che i conati avevano inevitabilmente fatto scendere.
Marco prese la testa di Carla e la spinse sotto le palle per farsele leccare, dirigeva la testa di lei come fosse stata una bambola, la metteva dove poteva provare più piacere, Marco poggio una gamba sopra al bancone, spingendo la testa di lei ancora più giù, Carla fece un secondo di resistenza, ma la spinta di Marco era forte, Carla stava leccando il buco del culo a Marco, fece questa pratica sessuale per la prima volta nella sua vita, e improvvisamente si sentí colare gli umori lungo le cosce, essere trattata in quel modo la faceva godere, e non poco. Marco tastò nuovamente la figa di lei, capendo che era il momento in cui doveva essere scopata.
Marco prese Carla dai capelli, tirandola su e mettendola a 90 sul bancone, gli allargò il culo fino quasi a strapparglielo, non voleva scoparla in figa, ma voleva solo prendersi il culo, come meritava, Carla non era vergine di culo, ma con suo marito faceva con molta calma per poter rilassare completamente il retto e non sentire dolore, Marco invece in quel momento era una furia , spinse nuovamente la mano nella figa di lei, che iniziava ad allargarsi, e con la mano zuppa di umori, lubrificò bene il culo, spingendo sue dita dentro, lei cercava di rilassarsi mentalmente, ma in un secondo il cazzo di. Marco era già dentro, lo sentiva spingere fortissimo, quasi volesse fargli entrare anche le palle.
Marco si concentrò per poter venire il prima possibile, in fin dei conti la ricompensa doveva essere solo sua, spinse fortissimo dei colpi forti e veloci, per 3 o 4 minuti, sembrava un martello pneumatico, fino a quando no sentí il buco del culo di Carla che stava iniziando a stringersi, chiaro segno che lei stava per venire, ma non meritava questo piacere, infatti proprio in quel momento lui tirò subito fuori il cazzo lasciando lei sull’ orlo di una crisi di pianto, la prese di forza dai capelli spingendola di nuovo a terra, tirandogli indietro la testa, Marco gli riservò un gran quantitativo di spera che ricopriva gran parte del suo viso, Carla non poteva rimanere così, che a terra ricoperta di sperma, iniziò a masrurbarsi, infilava tutta la sua mano nella figa, e con l’altra si tormentava il clitoride, mentre guardava Marco negli occhi, che nel mentre raccoglieva lo sperma dalla faccia di Carla, e lo dirigeva verso la sua bocca, bastarono pochi secondi per permettere a Carla di venire, e altrettanto pochi secondi per immaginarsi una sua fotografia di quel momento, sudata sul pavimento, con la figa ancora grondante , il culo e i capezzoli in fiamme….. Una voce la svegliò per ripiombarla nella realtà, le parole di Marco dicevano ” vestiti e vai a casa, ci vediamo domani a lavoro”.
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