Erano le ventuno quando udii il campanello di casa suonare. Cesare mi ordinò di andare ad aprire, gli chiesi se poteva andare lui visto che io ero nuda, lui senza nemmeno rispondermi mi prese per un orecchio e mi trascinò letteralmente davanti all’uscio quindi’.
‘Apri la porta puttana!!!!’
Aprii l’uscio, titubante e con una mano a coprirmi il pube implume. Davanti a me due ragazze bionde, identiche e giovanissime. Dietro di loro un gruppo di maschi tutti di origini arabe ed africane più o meno dai diciotto ai venticinque anni.
Mi spostai per farli entrare e notai i loro sguardi lubrici che percorrevano interamente il mio corpo nudo.
‘Venite, venite avanti, la troia che vi ha aperto è mia sorella’..’
Ne riconobbi qualcuno, erano alcuni degli operai e dei manovali che lavoravano nell’azienda di trasporti di proprietà di mio fratello. Tutti salutarono in italiano con un ciao. Cesare poi snocciolò i loro nomi indicandomeli ad uno ad uno. Le due ragazzine erano sorelle gemelle di origini rumene e si chiamavano Natalia e Pauleta. Il primo maschio che mi strinse la mano era nerissimo di pelle, alto almeno un metro e novanta e si chiamava Tawonga, il secondo, anch’esso di colore quasi nero, più piccolo e un po’ panciuto si presentò come Njanu, poi un terzo, forse marocchino fisicamente massiccio che portava il nome di Muslim, il quarto, anche lui del Marocco disse di chiamarsi Omar, poi un quinto, con la pelle ambrata, alto e magro, il suo nome era Abdul-Samad, il sesto probabilmente un egiziano, si chiamava Ani, ed infine il settimo che era certamente di origini brasiliane e si chiamava Batista. In fondo al gruppo vidi che c’era pure Marisa, la complice e amante di Cesare.
Immaginai l’orgia che si sarebbe verificata, con me al centro delle attenzioni di tutti, usata a loro piacimento, insultata, forse percossa e sottoposta a chissà quante e quali brutte umiliazioni. In effetti Cesare, dopo essersi seduto comodamente in poltrona disse”
‘Ragazzi e ragazze, lei è tutta vostra, fatene ciò che volete, tutto ciò che desiderate lo potrete fare, usatela è una lurida schiava e vuole essere adoperata da voi.’
Il più intraprendente fu Muslim, mi venne vicino e si tolse un fazzoletto scuro che gli avvolgeva il collo, mi si piazzò dietro e mi bendò gli occhi. Poi prendendomi per un braccio mi fece fare alcuni giri su me stessa e mi lasciò dov’ero’
‘Tu adesso cerca noi, quando tu tocchi uno lui decide cosa te fare’.’
Anche se il suo italiano era machiavellico compresi il significato di quanto mi aveva detto ed avanzai con le braccia in avanti, urtai con un fianco contro il tavolo della sala, poi incontrai una sedia e caddi a terra, tutti risero di gusto”
‘Tu puttana alzati’..’
Io puttana mi alzai e con un ginocchio dolorante ripartii alla ricerca di qualcuno, poi la mia mano destra trovò un torace, ci posai sopra anche la sinistra e percorsi il suo fisico, era tutto nudo, me ne accorsi nel momento in cui mi trovai stretto nel palmo della mano un grosso biscione penzolante. Dietro di me un altro mi premeva il cazzo fra le chiappe, poi mi fu infilato in bocca un cencio di stoffa, forse un fazzoletto e mi legarono strettamente facendo passare un foulard fra le labbra della bocca e allacciandomelo dietro la nuca.
Ero cieca, non potevo parlare ed a fatica respiravo con il naso. Mi fecero girare ancora su me stessa, poi alcuni di loro mi invitarono a cercarli. Mi dileggiavano dandomi della puttana, maiala troia e succhia cazzi. Mentre a tentoni cercavo di intercettare qualcuno di loro, essi ridevano di me, mi prendevano in giro ed insinuavano le mani nei miei posti più reconditi.
Incocciai con una mano un seno, piccolino come una coppa di champagne, scivolai su quella pelle morbida e delicata, scesi a lambire con i polpastrelli i peli serici del suo pube e subito appresso ad infilare le dita tra labbra della sua fessura.
Un mugolio rispose a queste mie lascive carezze e le sue mani mi accarezzarono il viso poi si portarono dietro la nuca e sciolsero i nodi del bavaglio. Le labbra della giovincella sfiorarono le mie e poi la sua lingua si infilò nella mia bocca. Restituii il bacio, lo feci con trasporto e passione, sentivo i suoi piccoli seni incunearsi tra le mie grosse poppe. Un cazzo duro mi si infilò in mezzo alle chiappe, delle forti mani mi sollevarono per i fianchi, mentre un altro maschio possente si era sostituito alla fanciulla. Mi misero con il petto sul tavolo della cucina e mi tennero con le gambe ed il culo all’indietro. Ebbi nella mente l’immagine di una carriola, tenuta sollevata per i manici. La mia figa allagata fu gratificata da un grosso mattarello che andò a conficcarsi a fondo. Grugniva l’uomo e me lo stantuffava nella figa fradicia di umori. Si, fradicia ed allagata, come quella di una cagna in calore. La voce di mio fratello si staccò dal monotono mormorio degli altri e disse”..
‘Omar fottila per bene, sfondale la figa a ‘sta bastarda troia!!!!!’
‘Sii, sorella tua è puttana, piace cazzo a puttana!!!’
Qualcuno mi tolse la benda dagli occhi e finalmente rividi ciò che sta succedendo attorno a me. Un cerchio di maschi infoiati che si masturbavano, due di loro stavano uno di fronte all’altro ed alternativamente si inginocchiavano e si succhiavano il cazzo. Li osservai con interese mentre uno sborrava in faccia all’altro. Poi mentre il secondo ricambiava il piacere, udii la voce di Cesare che interveniva….
‘Portatela in camera da letto, così la potete sfondare meglio!!!’
Come un fantoccio mi rimisero in piedi, il cazzo malauguratamente mi si sfilò dalla figa, poi mi trascinarono dentro la camera da letto, uno di loro, da dietro mi spinse dentro la camera con forza e io caddi a terra. Ancora risate, mentre io a fatica mi rialzavo in piedi.
‘Tu troia, mettere in ginocchio qui in mezzo’..’
Mi inginocchiai a terra e in un attimo mi furono tutti attorno, alzai gli occhi e vidi tanti bei cazzi, tutti grandi e quasi tutti circoncisi. Uno mi lasciò assolutamente esterrefatta era quello di colui che si chiamava Tawonga. Un cazzo nerissimo, con la cappella rosa. Lo guardai e pensai che un cazzo del genere non potesse esistere. Avevo sempre creduto, fino a quel momento che i maschi che dicevano d’averlo lungo trenta centimetri raccontassero delle enormi balle. Mi dovetti ricredere. Se lo teneva in mano, non era nemmeno del tutto duro, ma nonostante ciò, era largo come il mio avambraccio, attorno ai sei, sette centimetri di diametro e appunto lungo all’incirca una trentina. Si accorse che lo guardavo con interesse e si avvicinò a me. Attratta da quell’enorme palo, glielo sfiorai con le dita e lo vidi immediatamente crescere ancora un po’ ed indurirsi al massimo.
‘Tu puttana io rompere culo”’
Urlai e chiesi aiuto a Cesare, lui inspiegabilmente intervenne in mio favore’..
‘Calma Tawonga, aspetta, lascia che si divertano anche gli altri’..’
Un cazzo mi fu collocato in bocca ed iniziai a succhiarlo, ai miei fianchi un paio di giovanotti cazzuti iniziarono a masturbarsi ed a sbattermi il cazzo con forza sulle guance. Il proprietario del pene che stavo succhiando mi prese per i capelli e mi spinse il membro in fondo alla gola. Certo che non ce l’avevano come Tawonga ma, lui e tutti gli altri erano comunque in possesso di armi piuttosto robuste e lunghe. L’uomo mi lasciò i capelli e mentre mi scopava in bocca iniziò a schiaffeggiarmi il viso. Mi colpiva con forza e mi diceva in perfetto italiano’..
‘Sei una baldracca, ti sborro in bocca’ Toh, toh, toh, succhiaaa’ succhiaaaa, non smettereeee, non smettereeee che ti riempio la faccia di schiaffi puttanaaaaa’..’
La cappella di un cazzone mi si posò sulla fronte e subito dopo colate di sperma si depositarono calde sui miei occhi scendendomi lungo il viso. Sentii il cazzo che tenevo in bocca spingersi all’inverosimile dentro il mio cavo orale e subito dopo fiotti bollenti colpirono la mia gola e scivolarono direttamente nel mio stomaco. Ingurgitai tutto e lui si sfilò, non feci in tempo a prendere fiato che un altro prese il suo posto, dopo pochi secondi ancora sborra copiosa si spiaccicò dentro la bocca ed ancora dovetti deglutire il denso nettare della vita.
‘Buttiamo su letto, puttana”.’
Mi presero e mi buttarono letteralmente sul letto, poi la perfida voce di Cesare a suggerire”..
‘Se volete, nel cassetto del comò ci sono delle cose che vi possono essere utili”’
Vidi il brasiliano Batista aprire il cassetto ed estrarne delle manette d’acciaio, a pancia in giù mi legarono i polsi alla testiera del letto in ferro battuto, quindi mi fecero mettere a pecorina poi presero delle funi e mi legarono facendo passare la fune nell’incavo delle ginocchia e bloccandomi le gambe ancora alla testiera del letto. Ero obbligata a rimanere in quella posizione, mi venne una grande angoscia pensando al cazzo di Tawonga nel mio povero culetto già ampiamente martoriato. Sentii una lingua delicata vellicarmi la figa, volsi il capo e vidi una delle gemelle che me la leccava. L’altra infilò il capo sotto il mio corpo e si mise a succhiarmi i capezzoli. Cesare ancora”..
‘Non così ragazze!!! La state facendo godere, la porca non deve godere, deve solo soffrire, è una lurida schiava!!!!’
La vocina di quella che me la stava leccando rispose a mio fratello’..
‘Tranquillo, la portiamo fin quasi all’orgasmo poi”’
Continuarono le due bamboline a leccare e succhiare, fin quando compresero che stavo per arrivare; smisero di colpo e vidi comparire di fianco a me Marisa, con la sua bacchetta di legno sottile. Mi colpì le chiappe, con forza, una, due, tre, quattro, cinque, sei volte. ‘..
‘Maiala, volevi godere vero??? Sei una schifosa serva, non puoi godere!!!’
Con la bacchettina comincio a colpirmi le tette, quindi mi prese fra le dita i capezzoli e me li strinse fortemente”
‘Tu, Pauleta, prendi quelle pinze che ci sono nel cassetto’.’
‘Queste???’
‘Si quelle, quelle, dalle a me che facciamo godere la zoccolona!!!!’
Parevano come delle mollette da bucato ma erano tutte in acciaio, la vecchia baldracca, le prese e me ne mise una per capezzolo. Fu in quel momento che svenni dal dolore. Mi svegliai e mi trovai a terra, sdraiata a pancia in giù sul freddo pavimento, con ancora strette sui capezzoli le fatidiche mollette e le mani legate con lo spago dietro la schiena. I miei aguzzini non avevano perso tempo, mentre io ero svenuta loro avevano provveduto a togliermi le manette ed a liberarmi le caviglie, ma poi mi avevano strettamente legate le mani. Il dolore al seno ritornò a martellarmi il fisico ed il cervello, pensai che i capezzoli stessero per cadere a terra lacerati dalle molle, poi la voce di Cesare’..
‘Dai Marisa, prova con il frustino a farla rinvenire del tutto!!!’
Lei, la complice bastarda trasse dal cassetto un frustino corto, esso aveva in punta alcune striscioline con in cima altre sottilissime strisce di cuoio.
‘Ti piacerà porcacciona, sai come si chiama questo??? Si chiama ‘il gatto a nove code’ Ti farò soffrire, così impari a provare a godere senza il permesso del tuo padrone!!!! Te la sei dimenticata la regola numero sedici????’
Mi colpì sulla schiena, era dolorosissimo, un bastardo nel frattempo, fregandosene della mia sofferenza, si mise dietro di me mi infilò il cazzo nel culo, senza nemmeno sputarci sopra un po’ di saliva. Lo sfintere si dilatò ancora un po’ per poter accogliere il cazzone del negro. Ma non era l’inculata che mi dava molto fastidio, erano al contrario le mollette e ancora di più le frustate che violente cadevano sulla schiena che sentivo bruciare sempre di più.
Mi sborrò nel culo il moro e subito appresso l’egiziano Ani introdusse la sua spingarda nel mio anello ormai ampiamente slabbrato. Pochi colpi e lo sentii sprofondare nel mio intestino e riempirlo di calda crema. ”
‘Guarda Cesare, la tua sorellina piscia sborra da tutti i suoi buchi, è un cesso, uno sborratoio la maiala!!!! ‘
‘Ehi ragazzino, si tu Abdul, ficcaglielo in bocca, ha sete la troia!!!!!!’
Marisa intanto mi si avvicinò, la guardai con terrore, invece lei mi tolse dai capezzoli le mollette e mi minacciò’…
‘La prossima volta che sbagli te ne metto due per capezzolo!!!!!’
Abdul, che possedeva un cazzone di tutto rispetto me lo porse in bocca, ce l’aveva ancora mezzo molle, lo accolsi e lo leccai avidamente, mi piaceva il ragazzotto, era bello di viso e di corpo ed era l’unico che non mi voleva picchiare. Il suo pene si indurì rapidamente ed altrettanto velocemente mi sborrò in bocca. Attesi che si sfilasse ed invece lui continuò ad andare e venire dentro il mio cavo orale. La mascella mi doleva e pensai che non ce l’avrei fatta a continuare quando numerosi getti di sborra inondarono nuovamente la mia bocca scendendomi piano, piano nello stomaco.
Non riuscii ad ingoiarla tutta e me ne scivolò fuori alcuni piccoli rivoli’..
Marisa, che mi pareva una gestrice di case chiuse, si avvicinò a me e mi colpì ancora con il frustino”.
‘Bastarda!!!! Hai sporcato il pavimento!!! Leccalo, leccalo!!!!’
Leccai e pulii la mattonella, poi la mia aguzzina mi ficcò il manico di cuoio nel culo e lo spinse dentro parecchi centimetri. Mi lamentai le dissi di smetterla e lei allora’..
‘Come ti permetti!!!! Bastarda maiala troia di una puttana di merda che non sei altro!!!!
Sfilò il manico dal mio culo e disse a Tawonga”
‘Tocca a te Tawonga, spaccale il culo!!!!’
Me ne fregai delle regole e tentai di alzarmi in piedi, robuste mani mi presero e mi sdraiarono a terra a pancia in su, due energumeni mi sollevarono in alto le gambe e me le piegarono sul petto tenendomi ferma e bloccata a terra. Vidi il negro con il cazzone durissimo che sembrava precederlo mentre camminava. La bestia perpendicolare al suo ventre, dondolava massiccia a destra ed a sinistra. Gli altri mi stavano tutti attorno e si masturbavano lentamente. Tawonga di inginocchiò a terra davanti alle mie cosce aperte. Mi toccò la figa e mi infilò le dita dentro. Non fu piacevole, lui me la pastrugnava malamente, senza nessun riguardo. D’altronde io ero un oggetto da usare, una troia a loro disposizione, quindi’..
‘Ora io rompere tuo culo”..’
Mi bagnò lo sfintere con le dita intrise dei miei umori e ci appoggiò la cappella. Sentivo il cazzo contro la rosetta e vedevo lui che mi sembrava assai lontano. Spinse di brutto ed il cazzo sembrò battere contro un muro. Non riuscì a farne entrare nemmeno un centimetro.
Se lo prese in mano e lo guidò nuovamente contro il mio povero culo. La spinta fu più violenta e mi sentii squarciare l’ano. Piansi per il fortissimo dolore, lo sentii ancora spingere e nuovamente il culo si allargò”
‘Spacco culo a puttana!!!!!’
Lui lentamente avanzava in me traforandomi l’intestino, ogni centimetro aumentava la mia sofferenza. La voce di Marisa che lo incitava a continuare, lui che grondava sudore dalla fronte ed intanto proseguiva nella lunga trivellazione. Le sue spalle appoggiate nell’incavo delle mie ginocchia ed il suo corpo che pesava su di me a mano a mano che proseguiva.
Grugniva e ogni due o tre parole ci infilava dentro’ Tu puttana!!!!
Pensai che mi sarebbe uscito dalla bocca, me lo sentivo realmente come se ce l’avessi nello stomaco. Percepii che tornava indietro e poi ancora sprofondò in me guadagnando con lo slancio un paio di centimetri buoni. Indietro e nuovamente in fondo, poi ancora, ancora, ancora’ Sentii al fine le sue grosse palle sbattermi contro le chiappe e compresi che avevo inghiottito nel mio culo trenta centimetri di cazzo nero!!!
Mi inculò a lungo, era resistente l’amico colorato, poi un fiume di sborra invase il mio intestino. Non finiva mai di sborrare, forse dodici, tredici getti ed infine si abbatté sopra di me con il cazzo immerso totalmente nel mio povero culo.
‘Bravo Tawonga, bravo, questa si che è un’inculata!!!! La prossima volta scopi me e poi mi inculi!!!’
‘Va bene signora Marisa io inculo te’.’
Mio fratello intanto si era appropinquato alle due gemelle e se lo faceva succhiare, poi quando comprese che stava per venire, lasciò le due ragazzine sul posto e si inginocchiò dietro al mio capo, mi fece aprire la bocca, poi si sdraiò su di me in posizione di sessantanove e me lo ficcò in bocca. Cominciò a scoparmi rischiando di farmi morire per asfissia, quindi mi eiaculò dentro, aggiungendo anche la sua sborra a quella di tutti gli altri.
Si alzò e mi sbattè violentemente il cazzo sulla bocca scrollandoselo dallo sperma che ancora fuoriusciva dal meato. Quindi si alzò in piedi e si allontanò. Tornò da lì a poco con in mano diversi asciugamani di spugna, li posò sul pavimento della camera formando una specie di tappeto di circa tre metri per tre, poi mi fece depositare dai suoi scagnozzi in centro, quindi”
‘Riempitela di sborra, la maiala!!!!’
Si segarono tutti e uno per volta mi bagnarono il corpo in ogni dove con la loro densa crema biancastra. Ultimo e lentissimo arrivò Tawonga, dal suo cazzo uscirono pochi getti, quasi liquidi, pareva piscio di colore bianco sporco.
‘Ragazzi e ragazze se vi scappa da pisciare dovete aspettare un attimo….”
Lo vidi uscire dalla stanza e sentii il cigolio caratteristico della porta del ripostiglio che si apriva.
Poi lo vidi tornare, con in mano l’asse ed il coperchio di un water. Era un asse usato, di colore bianco giallastro, me lo infilò sopra il capo facendomelo appoggiare alle spalle. Poi…..
“Adesso fate pure, non vi sembra un vero cesso????”
Rise il bastardo e poi mi ordinò…..
“Apri la bocca pisciatoio pubblico, aprila bene e bevi, bevi capito!!! Tutto, tutto e senza farne cadere nemmeno una goccia!!!!”
Poi rivolto agli altri…..
Adesso fate pure, il cesso è lì sul pavimento, vi aspetta con la bocca aperta!!! Vero sorellina???’
Non risposi ma ubbidiente aprii la bocca, zampilli di piscio caldo arrivarono a bagnarmi l’ugola, mentre altri lavavano la mia epidermide nettandola dal denso seme maschile.
‘Anche voi ragazze, su, mettetevi accosciate sul suo viso e pisciatele in bocca!!!’
Le due gemelline rumene non si fecero pregare e liberarono le loro vesciche dentro la mia bocca.
Intervenne Marisa togliendomi l’asse del wc dal collo, me lo porse ed in modo alquanto prepotente mi disse….
“Leccalo, puliscilo dal piscio, leccaaa!!!!”
Mi prese per i capelli e portò la mia bocca a stretto contatto con la superficie dell’asse. Lo leccai per bene, poi quando credetti d’aver finito lei lo girò dall’altra parte……..
“Guarda com’è giallo da questa parte, leccalo, leccalo bene, lì attorno ai gommini, troia non vedi che è tutto giallo incrostato!!!!”
Sapevo che quello era piscio di gente sconosciuta, forse quell’asse era stato smontato da un cesso pubblico, dove sicuramente migliaia di persone, senza tanta cura aveva sparso le sue urine ed appoggiato il culo. Marisa mi vide indecisa e allora mi colpì con il bastoncino sulle tette e sui capezzoli……..
“Ti ho detto di leccare baldracca!!!!!”
Mi facevano malissimo le tette, i capezzoli ed il cuoio capelluto ed allora cedetti e, combattendo contro l’incipiente vomito, iniziai a leccare. Rise la puttana e rise pure mio fratello, tutti mi schermivano e mi dileggiavano insultandomi pesantemente, poi finalmente la tortura cessò e mio fratello sentondosi buono mi disse…..
‘Sorellina, se vuoi, ora ti è concesso un ditalino. Puoi godere, maiale porca che non sei altro!!!’
Aprii le cosce mi carezzai la figa, ci infilai due dita dentro, poi tre, quindi quattro ed infine tutta la mano. Mi scopai fin quasi all’orgasmo, mentre Marisa con un dildo nero mi scopava nel culo. Venni, si, nonostante tutto venni a dimostrazione del fatto che ero veramente una gran maiala ed una troia affamata di cazzo.
Tutti se ne andarono ed io rimasi sola, finalmente sola, mi chiusi in camera e quindi mi sdraiai sul letto. Con le dita controllai il mio buco del culo. No, non era un buco di culo, era una voragine. Provai ad infilarci le dita e mi accorsi che la mia piccola mano ci entrava comodamente. Ero una ninfomane insaziabile, mi sditalinai la figa ed il culo fino ad arrivare all’orgasmo. Venni gridando, finalmente libera di farlo, senza timori di dure repressioni ed infinite ripercussioni.
Il mio racconto per ora termina qui, prometto che vi terrò aggiornati sulle prossime eventuali vicissitudini alle quali mi vorrà sottoporre il mio fratello padrone.
By ombrachecammina
e-mail: alexlaura2620@libero.it
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